Da Foza a San Giorgio in Bosco (Padova)

Da Foza a San Giorgio in Bosco (Padova)

Ora della famiglia MARCOLONGO di FOZA seguiamo il ramo dei MARCOLONGO di VALCAPRA-NAP-MASCARO a partire da Marcolongo Cristiano del 1776 che troviamo documentato nell’anagrafe parrocchiale di Foza, i cui discendenti agli inizi del novecento cominciarono a stabilirsi e ad acquistare terreni a San Giorgio in Bosco (1900-1911), Cadoneghe (1919), Villa del Conte (1929-1948), Sant'Anna Morosina (1935), trasformandosi da pastori in agricoltori.

Per pagare i debiti Marcolongo Natale andò per sette anni a lavorare in Germania e Valentino in America.

Nei primi anni di S. Giorgio in Bosco la Famiglia viveva nel casone di Zulian, poi, nel 1911 venne costruita la casa con una bella pittura della sacra Famiglia dipinta sopra la porta d’ingresso. L’acqua da bere si prendeva da una piccola sorgente situata davanti al ponte di Zulian, oppure da un’altra sul fosso fra i campi di Marcolongo Valentino e Zulian. Le bestie invece venivano abbeverate al torrente Chioro.

Più tardi venne infissa una pompa a mano e, verso il 1920, il pozzo artesiano, che sgorgava 1 ettolitro di freschissima acqua al minuto fino agli anni ‘80. L’arrivo dell’acqua "Vera" segnò la sua fine.

Finita la 1^ guerra mondiale (1915-1918), come ringraziamento per il ritorno dei soldati, la Famiglia fece costruire il capitello dedicato alla "Madonna delle Grazie" accanto al cancello della casa di Via Ponte Sauro, ora Via S. Nicolò.

La mattina del 29 aprile 1945, i tedeschi in ritirata si portarono via una bella cavalla nera di nome "Roma", mai dimenticata, lasciandone un’altra in cattive condizioni e un paio di buoi morti bombardati dagli americani a Villa del Conte. La 2^ guerra mondiale ebbe fine, come è noto, con il tragico eccidio di Castello i Godego che, fortunatamente, risparmiò la nostra famiglia.

Nel 1962 l’Intendenza della Finanzia si decise a rimborsare i danni di guerra ai beni di uso agricolo con la somma di L.33.040.

La transumanza che in due giorni da S.Giorgio in Bosco, con sosta a Valstagna e poi, attraversando il Piangrande, portava le mucche ai pascoli di Marcesina, durò fino agli anni 50.

L’aumento del traffico stradale del dopoguerra non consentì più lo spostamento del bestiame lungo la Valsugana, così cominciò il trasporto con i camions.

La vecchia casa di Valcapra divenne quindi una seconda casa dove le varie famiglie portavano i bambini in vacanza, dividendosi le stanze a turno.

Accanto all’agricoltura tradizionale a prato, frumento, mais e all’allevamento di mucche, pecore, cavalli, maiali, animali da cortile, a S.Giorgio in Bosco si producevano notevoli quantità di vino clinton, corbinello e, per una decina d’anni dopo la guerra, anche tabacco.

Un filare di gelsi sopravvissuti tutt’oggi all’avvento della meccanizzazione agricola che portò all’abbattimento dei filari di vigne sostenute da oppi (acero campestre), testimonia un prospero periodo di allevamento del baco da seta.

Con la divisione del 1957 tutte le proprietà in comune vengono assegnate come le conosciamo attualmente.

Infine nel 1960 viene reciso l’ultimo legame con Foza con la vendita delle proprietà di Foza-Valcapra.

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